Molti ieri mi hanno chiesto cosa pensavo del fatto che Microsoft abbia acquisito Skype per 8,5 miliardi di dollari. Non sono un esperto di economia e preferisco entrare in questioni che non sono certo le mie. Ma mi sono chiesto perché alcune persone (e tra queste alcuni giornalisti) si sono rivolte a me per avere un parere sull’operazione. Certo, potrei delineare scenari possibili. Le speculazioni non mancano: si potrebbe ipotizzare con il Kinect una modalità di gioco multiplayer online sulla piattaforma Xbox Live aumentata con lo streaming delle immagini degli altri giocatori. Si potrebbe immaginare una social tv che permetta di chattare durante la visione di un programma. E così via…
L’acquisizione di Skype da parte di Microsoft in realtà a me ha fatto pensare ad altro, cioè alla sua logica e alla logiche che governano la Rete.
1) Che cos’è Skype? E’ un software di messaggistica istantanea e VoIP che unisce alla chat, un sistema di telefonate basato su un network peer-to-peer. L’uso più comune di Skype è infatti quello che permette di effettuare telefonate completamente gratuite e che funziona solamente se sia il mittente che il destinatario sono collegati a internet e sono connessi tramite il client Skype. Ecco il «cuore» di Skype: funzionando con la logica del peer-to-peer, non ha server centrali, non ha un deposito da cui si scarica qualcosa. Semplificando parecchio possiamo dire che la sua logica consiste nell’unire due punti tramite un sistema di connessione.
2) Google invece ha nel suo cuore un’altra logica, quella del cloud computing. La sua logica è quella di centralizzare tutto. Le informazione di un punto vanno a finire tutte in una “nuvola” (cloud) nella quale restano sempre aggiornati e salvati, e dalla quale possono essere scaricati, usati,… Se il peer-to-peer collega due punti, il cloud computing collega un punto con un deposito (la nuvola) sempre disponibile a tutti i punti che hanno ad esso accesso.
3) Facebook, ha invece nel luogo “cuore” la logica del social network che sostanzialmente mi dice che un punto condivide una informazione all’interno di una rete di relazioni ben precisa e nota: un punto verso una rete di punti. A loro volta questi singoli punti possono ritrasmetterla all’interno della loro rete di relazioni, e così via…
4) Instapaper. Ma io mi sto rendendo conto che sempre di più rispetto a prima sto usando una logica diversa. Mi ci ha fatto pensare un mio amico. In fondo, navigando on line i contenuti di cui usufruisco hanno radici ben piantate in uno dei molti siti o applicazioni del web. E così devo passare tempo a registrare bookmarks o a segnarmi la loro posizione o stampare sempre tutto. In realtà questo accadeva fino a qualche tempo fa. Adesso invece uso Instapaper e Read It Later e altre bookmarklet app. In questo modo che succede? Uso queste applicazioni come acchiappa-farfalle. Appena trovo un contenuto interessante lo faccio orbitare attorno a me salvandolo grazie a queste applicazioni. E’ la logica dell’orbital content: il contenuto non sarà più radicato nei siti web, ma fluttuerà in orbite gravitazionali attorno agli utenti. Questa trasformazione della nostra relazione con il contenuto è una logica che si sta facendo strada.
Al di là delle operazioni economiche credo dia necesario pensare alle logiche che ad esse sottostanno. La Rete è quanto di meno neutro di possa essere. Le sue logiche plasmano il nostro modo di agire. Peer-to-peer, cloud computing, social network, orbital content sono logiche che danno vita a visioni del mondo, del lavoro, della conoscenza, delle relazioni,..
Federico says:
Prima di concentrarci su singole realtà (Skype, Facebook and others), sarebbe carino ricordare come e perché si è sviluppato negli anni il fenomeno Internet. Stiamo parlando di un progetto che ha origini militari (Arpanet) e poi negli anni sfugge totalmente al controllo dei suoi ideatori. La causa di questa crescita veloce ed incontrollata, quando a mio parere incontrollabile, sorge dal semplice fatto che l’intelligenza della Rete giace sui bordi della Rete stessa. Tutto ciò che apporta un valore alla Rete è l’insieme dei contenuti che ospita, ma i contenuti provengono a loro volta dai singoli utenti che la abbracciano. Fatta questa premessa, le piattaforme e le tecnologie prima citate sono dimensioni più specifiche per la condivisione dei contenuti, per favorire lo scambio e/o la comunicazione. Ritorno su un’espressione che cito spesso: senza introdurre concetti economici, possiamo dire che il valore di una rete cresce con il quadrato del numero dei suoi componenti (è cioè proporzionale al numero dei membri che ne fanno parte, moltiplicato per se stesso). Una rete assume maggiore valore se maggiore è il numero di persone che ne fanno parte, perché maggiori saranno i contenuti che vi affluiscono e maggiore sarà, ancora, la possibilità che questi si diffondano (e qui influisce anche come sono legati i singoli puntini). Non vi stupisca allora la valutazione economica di Skype, né l’interesse di Microsoft per la sua acquisizione. Fa sempre piacere andare con la barca, lì dove i pesci abbondano.