Alcuni giorni fa parlavo di cloud computing. La sua logica è quella di centralizzare tutto. Le informazione di un punto vanno a finire tutte in una “nuvola” (cloud) nella quale restano sempre aggiornati e salvati, e dalla quale sono scaricati, usati,… Tutto «sale» e tutto «discende». Questo server è esterno al proprio computer, e i dati dunque sono sempre custoditi «altrove», in una dimensione «trascendente». Si sviluppa il senso di un «altrove» al quale devo essere aperto, ma anche di una conoscenza che sta sempre radicalmente «fuori» di me. Alla fine il linguaggio teologico restano una fonte del discorso tecnologico… lo conferma Steve Jobs quando deve parlare di iCloud…
PG says:
Sarò di parte, ma il linguaggio usato da Jobs non sempre mi piace.
antoniospadaro says:
Ma la questione qui non è se piace o meno il suo linguaggio, ma le metafore che usa, la grammatica teologica…
PG says:
Si, in un certo senso volevo arrivare a quello.
Considerare iPad, iPhone, iEcc… come oggetti che “se non ce l’hai non vali niente”…
ricordiamoci della pubblicità recente dell’iPhone: se non hai un iPhone, non hai un iPhone… ovvero sei uguale a 0
Il Cloud è una tecnologia che sarà utilissima in futuro, ma presentato così non mi piace