Discorso del p. Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa vaticana, in occasione della XXX edizione del premio Ferdinando Rielo di poesia mistica (Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, 15 dicembre 2010).
Ringrazio di essere stato invitato in occasione di questo Premio. Ne sono onorato. Non sono certo un esperto conoscitore della poesia mistica, ma posso qualificarmi come un ammiratore e in certa misura un fruitore. In questa qualità propongo alcune brevi considerazioni.
Viviamo in un mondo di attività pratiche molto intense, frenetico. Corriamo il rischio di attivismo eccessivo, di dispersione nella molteplicità degli impegni e degli stimoli, del mutare continuo delle situazioni. Ciò mette in crisi il nostro rapporto personale profondo con gli altri (il dialogo nella famiglia), con la realtà del mondo, con Dio. La qualità di questo rapporto richiede tempo, contemplazione, ascolto, spazio di silenzio. Ma non solo silenzio, anche dialogo. E spesso le persone esaurite o disperse nell’attività si sentono molto aride nel parlare, come analfabete nel discorso con gli altri e ancor più con Dio.
Il poeta che è sceso nel profondo e ha toccato la verità dell’esperienza di amore con Dio, diventa quindi un amico, un accompagnatore, qualcuno che ti offre quelle parole che cercavi e di cui sentivi il bisogno per ritrovare la via del parlare con Dio. Viviamo in un mondo invaso dalla molteplicità delle parole. Sono un fiume infinito e senza sosta, che ci sommerge. Parole dette, trasmesse. Talk show senza fine. Onde elettromagnetiche cariche di messaggi. Miliardi di bit caricati, rubati e diffusi per il mondo…
Troppe parole, purtroppo per lo più superficiali. Povere di significati. Le parole perdono la loro ricchezza, il loro spessore, la loro capacità di evocazione. La parola invece è originariamente veicolo di comunicazione e incontro, di verità delle persone che si comunicano, di lettura dei significati più profondi della realtà e della vita.
Il poeta è un paziente artigiano della parola, qualcuno che lavora con lo strumento della parola per svelarci questi significati, e così in certo senso fa diventare parlanti per noi le creature del mondo, ce le rende trasparenti come creature di Dio, fa diventare parlanti le esperienze della vita attraverso cui misteriosamente anche Dio viene incontro a noi, o i misteri della nostra fede in cui il Figlio di Dio è venuto incontro a noi con tutta la sua passione umana e divina.
Nel “Trittico romano” Giovanni Paolo II poeta contempla e vede, attraverso la contemplazione della Sistina, e incontra lo sguardo di Dio, il Primo Vedente, colui “davanti ai cui occhi tutte le cose sono nude ed aperte”. Nella poesia che attraversa la scorza esterna, la superficie delle cose, lo sguardo arriva infine ad incontrarsi con lo sguardo del Primo Vedente, con lo sguardo con cui Lui vede tutte le cose e tutta la storia, e così anche il nostro sguardo si allarga e il mondo si trasfigura. Il poeta è dunque qualcuno che lavorando con pazienza sulla parola la salva, ne salva la dignità e il significato profondo di tramite della verità – verità non solo concettuale, ma sostanziale. E questo è un servizio di valore inestimabile, per tutti, per la comunicazione umana.
Viviamo in un mondo in cui la volgarità e – permettetemi la parola – l’impurità allignano e in certa misura dilagano. Cerchiamo spesso di salvarci guardando dall’altra parte, ma dobbiamo essere onesti e vedere la situazione in cui viviamo. Una parte sostanziale della comunicazione soprattutto visiva, televisiva o via internet, è volgarità e pornografia. L’aria in cui viviamo è inquinata. Molte anime sono ammalate: dico così intenzionalmente: “ammalate”, perché la dipendenza dalla volgarità è una malattia dell’anima. Un’anima che alla fine si sente avvilita e ferita.
Come risanarci da queste malattie e da queste ferite ? Come ritrovare aria più pura? Come rialzare lo sguardo, come coltivare la nostalgia della purezza e della bellezza vera? Come aiutare l’anima malata e intravedere altri orizzonti, più alti, più puri? E’ stato detto: “la bellezza salverà il mondo”. Ritrovare il gusto e il fascino dello “splendore della verità”. Certamente l’educazione alla bellezza è una medicina necessaria per il nostro mondo. Mi avete capito.
A volte si può essere tentati di pensare che la poesia sia un lusso, sia un esercizio da salotto per alcuni raffinati estetizzanti. No. La poesia è una necessità per la salute dell’anima. Il poeta è un servitore della dignità della parola, un amico che ci aiuta a guardare più in alto e più in là. Il poeta mistico è un amico che ci aiuta a parlare con Dio.
Grazie dunque, anzitutto ai poeti. Grazie a chi li sostiene e li incoraggia a rispondere alla loro vocazione e farci godere della loro offerta.
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